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sabato 11 febbraio 2012

Nba, fenomeno Lin: trascina ancora i Knicks, Lakers battuti

Da sconosciuto a fenomeno, in una settimana: con 38 punti Jeremy Lin ha condotto New York (priva di Anthony e Stoudemire) alla vittoria su Los Angeles: 92-85. D'Antoni: "Mai visto nulla di simile". 12 punti di Belinelli non bastano a New Orleans.
Se una vecchia volpe come Mike D'Antoni a fine partita dice: "Non ho mai visto niente del genere, quello che sta facendo è pazzesco", significa che siamo di fronte, davvero, a qualcosa di fuori dal normale. A qualcosa di incredibile. Lin...credibile.

Jeremy Lin ha 23 anni e fino a qualche giorno stava a bordo campo, accanto a coach Mike, ad ammirare Anthony e Stoudamire. Poi è sceso in campo e ha iniziato a distillare magia. Quattro partite di fila da mvp, 23 punti, poi 28, poi 25. Ora, contro i Lakers, 38, in faccia a Kobe Bryant (che comunque ne ha messi 34).

Delirio allo stato puro, al Madison Square Garden. Delirio, "Lyn...sanity", pazzia. Mancavano proprio Melo e Stat eppure Ney York ha vinto, 92-85, proprio grazie a Lin. Che non si è scomposto: "Per me abbiamo solo vinto quattro partite di fila, dobbiamo vincere la quinta". Ma non si può farla così semplice. Nemmeno D'Antoni riesce ad abituarsi a quello che sta facendo questo ragazzo: "Stava in panchina, adesso ha infilato quattro partite così. Quando torneranno Anthony e Stoudemire lo lascerò fuori?" e scoppia a ridere.

Lin per la terza volta in una settimana ha migliorato il suo record personale. Fino a dieci giorni fa non era mai partito nel quintetto base e aveva messo a referto, al massimo, 13 punti. Contro i Lakers ha servito anche sette assist. Bryant, un altro che ne ha viste di tutti i colori, è rimasto abbagliato: "È una grande storia. È un inno alla perseveranza e al duro lavoro, un esempio per tutti i bambini".

Le altre: Beli ko - Non solo Knicks, nella notte Nba.  I New Orleans di Marco Belinelli hanno perso in casa contro i Trail Blazers di Portland per 94-86. Gli Hornets, quasi sempre in vantaggio, hanno ceduto come spesso accade nell'ultima parte dell'ultimo quarto. Gli infortuni hanno condizionato ancora la squadra di Marco Belinelli, cha ha comunque messo a referto 12 punti . "Abbiamo lottato e fatto una buona partita - ha commentato il giocatore azzurro - ci hanno fregato come sempre gli errori nel finale, errori di inesperienza. Comunque siamo positivi. Per me 12 punti e 4 assist...avanti con la prossima".

Ecco i risultati delle partite della Nba:
Charlotte - Chicago            64-95
Orlando - Atlanta              87-89 (dts)
Philadelphia - La Clippers     77-78
Toronto - Boston               86-74
Washington  - Miami            89-106
Cleveland  - Milwaukee        112-113 (dts)
Detroit - New Jersey          109-92
Memphis - Indiana              98-92
Minnesota - Dallas             97-104
New Orleans - Portland         86-94
New York - LA Lakers           92-85
Utah - Oklahoma City           87-101

Maltempo, rinviate Bologna-Juventus e Parma-Fiorentina

La neve ferma gli incontri del Dall'Ara e del Tardini, da recuperare in data da destinarsi. In Serie B, dopo i rinvii di Modena-Padova e Pescara-Juve Stabia, a Varese si giocherà a curve chiuse.

Un'altra giornata di Serie A bloccata dalla neve. Parma-Fiorentina, in programma domani alle 15, è stata rinviata a causa del maltempo. Ne dà notizia la Lega Calcio.
In mattinata è stata rinviata per neve la partita Bologna-Juventus, in programma domani sera al Dall'Ara. La decisione è arrivata dopo la riunione del Gos allo stadio, alla quale hanno partecipato rappresentanti delle due squadre e delle forze dell'ordine. La conferma è giunta anche dal presidente rossoblù Albano Guaraldi.

L'ufficialità è stata decretata al termine della riunione del Gruppo operativo sicurezza, presieduto dalla questura. "Dopo la verifica della struttura e degli impianti e preso atto delle condizioni meteorologiche avverse - ha spiegato all'ANSA il Questore di Bologna Vincenzo Stingone - e dell'abbondante presenza di neve sugli spalti, è stato valutato che allo stato la partita non possa svolgersi nelle necessarie condizioni di sicurezza". Inoltre la previsione è che continui a nevicare, fino a domattina. Nonostante l'impegno degli spalatori nei giorni scorsi sul terreno di gioco, soprattutto gli spalti sarebbero difficilmente ripulibili. Per la neve sulle strade, ci sarebbero poi difficoltà a raggiungere lo stadio sia per gli spettatori che per i mezzi di soccorso. Per entrambe le squadre si tratta del secondo rinvio per neve, dopo Parma-Juventus del 31 gennaio e Bologna-Fiorentina del giorno dopo.

In Serie B si disputerà a curve chiuse la partita Varese-Gubbio, in programma oggi alle 15 allo stadio Franco Ossola di Varese, a causa del ghiaccio e della neve che ancora ingombrano la struttura. Lo ha deciso la Questura di Varese, al termine di un sopralluogo e di una riunione del Gruppo operativo sicurezza (gos) per valutare l'agibilità dello stadio. La partita si giocherà regolarmente, ma i tifosi potranno accedere solo ai posti in tribuna e nei distinti. "La società Varese Calcio ha comunicato di non essere stata in grado di rimuovere neve e ghiaccio - ha reso noto la Questura - pertanto, per motivi di ordine e sicurezza pubblica, il questore di Varese ha disposto la chiusura delle due curve".

giovedì 9 febbraio 2012

Juve, prova di forza: Caceres affonda il Milan in coppa

I bianconeri nell'andata della semifinale di Coppa Italia vincono a San Siro 2-1. Doppietta dell'uruguaiano, al debutto nella sua seconda avventura con la Vecchia Signora, cui replica solo momentaneamente El Shaarawy. Ritorno il 20 o 21 marzo a Torino.

A conti fatti, la soluzione è semplice: troppo forte la Juve per questo Milan. I bianconeri vincono l’andata della semifinale di Coppa Italia 2-1, per di più nella tana di San Siro, ipotecando così il passaggio del turno. La Juventus vince con saggezza, sfruttando le sue qualità, quelle che poi le permettono di comandare in serie A. Gestisce la partita, prende la mira, passa con Caceres e poi si fa raggiungere da El Shaarawy. Ma ci può stare. E poiché i ragazzi di Conte hanno fisico e tecnica in più, trovano la vittoria finale con uno straordinario numero dell’uruguaiano che al suo esordio nella seconda avventura bianconera infila una doppietta del tipo: e chi lo toglie più di squadra. Il Milan, zeppo di defezioni, le cerca tutte, ma alla fine deve arrendersi e rimandare la sfida a tempi migliori.
TURNOVER E OBBLIGHI — La solita frenetica Juve che corre, pressa e fa girare la palla. È il biglietto da visita formato Coppa Italia della squadra di Conte che rispetto alla gara con il Siena varia otto undicesimi di formazione. Storari gioca in porta; esordiscono Caceres e Padoin, mentre in attacco Del Piero fa coppia con Borriello. All’ampio turnover bianconero si contrappongono le scelte obbligate di Allegri, che deve rinunciare a 11 infortunati e allo squalificato Nocerino. Ma può schierare Ibra, libero dalle catene di campionato, con la speranza di poterlo utilizzare il prossimo 25 febbraio ancora contro i bianconeri. Gli affianca El Shaarawy e si affida a un trio molto orange: Seedorf trequartista, Emanuelson mezzala destra e il pretoriano Van Bommel davanti alla difesa.
PIU’ JUVE — Partita subito combattuta, in cui la Juve fa valere il suo possesso palla. Ma il primo spunto è di Seedorf con un destro dal limite che si perde a lato. Il Milan alza il baricentro con azioni orizzontali e al 17’ si avvicina al vantaggio. El Shaarawy riceve in area, supera Barzagli e cerca l’impossibile dalla linea di fondo. Si gioca a tutto campo. Nella Juve Estigarribia è il più vivace e Bonera ne soffre il ritmo. Ed è proprio il paraguaiano al 32’ a mettere a referto la prima occasione bianconera, con un rasoterra troppo largo. I ragazzi di Conte sulla scia spingono con forza e al 35’ Amelia dice di no al pallonetto chirurgico di Giaccherini, deviato da Mexes, alzandolo oltre la traversa. La Juve cavalca l’onda, e al 40’ è Van Bommel a risolvere un complicato teorema fermando la corsa di Borriello e Del Piero nell’area piccola. Ne risulta alla fine un primo tempo molto elaborato, gestito dagli uomini di centrocampo. Ibra? Dato per disperso. Come se fosse già squalificato.

BOTTA E RISPOSTA — Pimpante, invece, e perfettamente integrato nel gruppo Caceres che all’8’ porta in vantaggio la Juve. Contrasto tra Padoin e Thiago Silva al limite; la palla finisce a Borriello che carica il destro. Amelia respinge corto e Caceres insacca. Ibra risponde al 10’ con una punizione angolata respinta da Storari. Ma il vantaggio della Juve non è affatto casuale: la squadra di Conte gioca un buon calcio e applica una cattiveria che al Milan manca; quella esortata da Allegri dopo il crack con la Lazio e il pari con il Napoli. Si chiama anche cuore, come quello di Del Piero che irrompe centralmente e dalla distanza sfiora il palo alla destra di Amelia. La Juve sbaglia però ad arretrare favorendo il Milan che al 17’ coglie il pari, dopo l’ingresso di Robinho per Emanuelson. Alla sponda di Ambrosini, El Shaarawy replica con un piatto imparabile.

EXTRAORDINARIO CACERES — E Conte, che vuole la vittoria a tutti i costi, infila tre cambi. Prima sostituisce Del Piero e Borriello con Vucinic e Quagliarella, poi, dopo la rete annullata a Ibra per un fallo di mano, toglie Padoin per Marrone. Lo spunto dello svedese funziona però come vitamina, perché al 27’, con un guizzo, per poco il bomber rossonero non trova il vantaggio, ma Chiellini, con un tackle poderoso, mette in angolo. Al festival degli errori difensivi si aggiunge anche Ambrosini, che al 29’ si fa rubare palla da Vucinic, il cui tiro viene respinto da Amelia, che poi rimedia anticipando Quagliarella pronto a ribattere in rete. Il finale è un convulso tentativo di sfruttare le ultime energie, ma a discapito della lucidità sottoporta. La Juve sembra averne di più. Molta di più. Al 38’ Caceres recupera al limite una palla che dosa con immensa classe, trasformandola in una palombella che si infila nell’incrocio dei pali. Chapeau!

Inghilterra, Capello si dimette. Insanabili i contrasti con la FA

Le frizioni sul caso Terry hanno fatto precipitare la situazione: il tecnico italiano non è più il c.t. della nazionale inglese, contro l'Olanda in panchina ci sarà Pearce.
Fabio Capello non è più il c.t. dell'Inghilterra. Il tecnico italiano ha rassegnato le sue dimissioni in seguito ai contrasti con la Football Association sul caso relativo a John Terry. La federazione, che ha confermato ufficialmente la notizia, aveva deciso di togliere la fascia da capitano della nazionale al difensore del Chelsea, in attesa che, in luglio, il tribunale competente faccia luce sulle presunte accuse di razzismo rivolte da Terry ad Anton Ferdinand (difensore del Queens Park Rangers).

Il colloquio a Wembley — Capello, intervistato da Raisport sulla vicenda, non aveva fatto mistero di aver subìto la presa di posizione della FA e di essere in disaccordo col provvedimento disciplinare: contrasti che hanno fatto precipitare la situazione e indotto il c.t. a interrompere un rapporto che durava dal 2008. Lo ha fatto con un colloquio di oltre un'ora con il presidente della FA, David Bernstein, e il segretario generale Alex Horne a Wembley. Bernstein ha precisato che "Capello si è sempre comportato professionalmente e la FA gli augura ogni successo professionale in futuro. La decisione è stata consensuale".

Pearce a interim — Ancora non si conosce il nome del sostituto (Harry Redknapp del Tottenham è il favorito), ma per il match amichevole con l'Olanda (in programma a Wembley il 29 febbraio) in panchina andrà il vice, Stuart Pearce. La Football Association ha indetto una conferenza stampa per giovedì alle 13 a Wembley: fino ad allora non rilascerà altre dichiarazioni ufficiali.

Capello, parole e smentite — A Capello, invece, erano state attribuite in un primo momento dichiarazione risentite nei confronti della Football Association ("mi hanno fatto uno sgarbo, hanno leso la mia autorità"). Ma l'interessato ha smentito: "Non ho detto nulla e nulla dirò, tutto quanto mi è stato attribuito in queste ore è falso".

Reazioni — Il primo commento alle dimissioni di Capello è arrivato da Jack Wilshere, giovane centrocampista dell'Arsenal lanciato in nazionale proprio da Capello: "Sono scioccato per le novità, devo essere onesto - ha scritto Wilshere su Twitter -. Mi ha fatto esordire in nazionale, ha creduto in me e io posso soltanto dire 'grazie mister'".

Coppa d'Africa: Coppa d'Africa, Zambia in finale se la vedrà con la Costa d'Avorio

Come al Mondiale 2010, Asamoah fallisce un rigore decisivo e il Ghana soccombe. Nell'altra semifinale tutto facile per Drogba e compagni, ben più dell'1-0.
Ghana favorito, Zambia in finale. Ghana che attacca, Zambia che segna. Questo il verdetto della prima semifinale della Coppa d’Africa, giocata a Bata sotto una pioggia intermittente. Nell'altra, verdetto rispettato: passa la Costa d'Avorio.

Ghana-Zambia 0-2
IL PRIMO TIRO —
Eroe del Chipolopolo è Emmanuel Mayuka, che Renard aveva lasciato sorprendentemente in panchina. Errore corretto nell’intervallo, gol decisivo inventato al 78’, quando il centravanti degli Young Boys si è appoggiato su Boye con intelligenza e ha lasciato partire un tiro a giro che Kwarasey ha solo toccato. Era il primo dello Zambia che centrava lo specchio della porta avversaria. Gol che ha sorpreso il Ghana, che aveva dominato senza costruire granché, praticamente nulla nella ripresa, e che non è stato capace di reagire, anche perché poco dopo lo svantaggio Boateng è stato espulso per doppia ammonizione.

CHE SPRECHI — Il primo tempo invece era scivolato via con sprechi massicci. Il Ghana ha cominciato buttando via un generoso rigore fischiato dall’arbitro algerino Benouza per fallo di Nkausu su Asamoah. Sul dischetto è andato Gyan, lo stesso che sbagliò contro l’Uruguay nei quarti del Mondiale, e Mweene gli ha parato il tiro. Ancora Gyan è stato fermato da Himoonde quando stava per calciare a botta sicura, poi al 35’ doppio scempio: prima Jordan Ayew ha lisciato la palla a due passi dalla porta di Mweene, quindi sul contropiede è stato Chris Katongo a calciare a lato un gran assist di Kalaba.

ESTASI E DELUSIONE — Lo Zambia va a Libreville e torna in finale per la prima volta dal ’94, quando a Tunisi perse contro la Nigeria, il Ghana, alla terza semifinale consecutiva, perde come nel 2008 e giocherà la finalina di consolazione a Malabo. Tutti vedevano le Black Stars già in finale, a Bata è andato in onda un altro film.


Costa d'Avorio-Mali 1-0

Sorpresa nella prima semifinale, tutto come previsto nella seconda. La Costa d’Avorio si conferma la squadra più solida di questa Coppa d’Africa e batte il Mali senza indugi, ben oltre ciò che può dire l’1-0 che ha chiuso la gara. L’ex Ascoli Francois Zahoui riporta la sua nazionale in finale per la prima volta dal 2006 (terza in assoluto), dopo l’eliminazione in semifinale nel 2008 e quella inattesa nei quarti due anni fa.

I PALI — Al 15’ gli Elefanti hanno già colpito due pali: il primo con un colpo di testa di Drogba con uscita a vuoto di Diakite su calcio di punizione di Tioté, il secondo con un tiro potentissimo di Yaya Touré dalla destra. In mezzo, anche una goffa parata di faccia del portiere maliano su punizione di Drogba. Un dominio assoluto, col Mali capace di farsi vedere dalle parti di Barry giusto in un paio di confuse occasioni.

GOL SPETTACOLARE — Costa d’Avorio troppo forte e i vantaggio con un gran gol di Gervinho. Alla fine del primo tempo l’attaccante dell’Arsenal anticipa nella sua metà campo lo sciagurato tackle scivolato di Berthe, difensore centrale in suicida avanscoperta. Palla tra le gambe dell’avversario e volata di 50 metri con il terzino disperso non si sa dove e tocco preciso sotto la linea del traguardo. Rete spettacolare, la prima di Gervinho in questa Coppa. Giresse se la prende con Berthe, ma non è che i suoi compagni gli abbiano dato una gran mano.

OCCASIONI SPRECATE — Nella ripresa la Costa d’Avorio ha controllato la gara con la sua straordinaria forza collettiva, creando e sprecando tanto. Su tutte un’occasione per Kalou, altre mancate da Drogba e Yaya Touré, coi deboli segni di reazione del Mali affidati giusto a un tiro alto di Yatabare.

FAVORITI — Il Mali non aveva fatto un solo gol nelle ultime 3 semifinali disputate e ha allungato la sua striscia negativa. Per la Costa d’Avorio 5 vittorie su 5 nel torneo, 9 gol fatti, nessuno incassato. Anche nella ‘Coppa delle sorprese’ gli Elefanti sembrano chiaramente favoriti per la finale di domenica contro lo Zambia. Il Mali giocherà contro il Ghana a Malabo (Guinea Equatoriale) sabato la finale di consolazione (o disperazione).

Formula 1: Jerez, la Ferrari cresce. Massa: "Che potenziale"

Seconda giornata di lavoro col tedesco davanti a tutti ma con vettura 2011. Nel pomeriggio Felipe Massa ha provato le gomme morbide ed è stato l'unico a migliorarsi: "Stiamo facendo un lavoro fondamentale per il futuro. Questa macchina ha grandi mezzi".
Piano, piano ma la Ferrari cresce: certo ci vuole pazienza, almeno a sentire gli uomini di Maranello, perché la F2012 è ancora un pianeta inesplorato: troppo brusco il cambiamento rispetto al passato per pensare di inseguire i tempi sul giro e così anche la seconda giornata di collaudi è proseguita con una oscura (per il pubblico) raccolta di informazioni sul comportamento della vettura, sempre con lo stesso tipo di mescole.

Massa migliora — Solo quando mancava meno di un’ora al termine della sessione, Felipe Massa ha saggiato le Pirelli con la banda gialla, quella che contraddistingue le mescole morbide ed è sceso progressvamente a 1’20"454. Felipe è stato l’unico tra i piloti dei team di vertice a migliorarsi in un pomeriggio sempre caratterizzato da un forte e fastidioso vento orientale che ha mantenuto le temperature basse (si sono sfiorati i 12° e i 22° sull’asfalto). Ma il suo tempo è stato comunque superiore non solo a quello di Webber ma anche di Ricciardo, eccellente con la Toro Rosso) e del duo Force India - Bianchi e Di Resta - che si sono alternati al volante. Ma Felipe è andato seppur più forte di Button che pure ha usato le gomme tenere ma è stato sensibilmente più lento in quanto si è dedicati a prove sulla distanza. Come Webber e Michael Schumacher che si è confermato il più rapido della giornata e ha messo insieme la bellezza di 132 giri con la Mercedes 2011: per la scuderia tedesca. ancora priva della nuova vettura, la priorità in questi test è proprio quello di valutare le nuove coperture.

FIDUCIA — "Questa Ferrari ha un potenziale gigante". Massa ne è convinto dopo aver concluso il primo test stagionale a Jerez ma sa anche che lui e Fernando Alonso che lo sostituirà domani al volante devono armarsi di tanta pazienza. Perché la decisione presa da Pat Fry - rompere con il passato, realizzando una monoposto molto differente, con soluzioni estreme - apre scenari tutti da esplorare. Ed è ciò che i piloti dovranno fare in queste sessioni di collaudi. "Certo è sempre bello poter essere in cima alla lista dei tempi ma noi stiamo facendo un lavoro particolare, assai differente da quello dell’anno scorso - spiega il ferrarista -: non so più quanti giri ho percorso in questi due giorni a bassa velocità per immagazzinare informazioni su aerodinamica, telaio, sospensioni e ovviamente gomme. E’ così perché abbiamo cambiato rispetto al passato e la macchina è diversa da quella del 2011 o del 2010". E anche se in pista l’impressione è che il brasiliano abbia a volte fatto fatica a tenere a bada la vettura, il bilancio è positivo. "C’è tanto da lavorare, forse più di quanto ci aspettassimo ma sì sono state giornate positive perché abbiamo esplorato tante strade e tante idee". Dietro a Schumi che guidava una Mercedes in configurazione 2011, il miglior tempo con una vettura che sarà schierata a Melbourne è stato realizzato da Mark Webber, il quale - seppur con la necessaria prudenza - lascia Jerez felice: "Sembriamo a posto, ben preparati anche se ovviamente c’è sempre un filo di nervosismo perché sino a Melbourne non sai esattamente dove sei".

I TEMPI — 1. Schumacher (Mercedes 2011) 1’18"561 (132 giri); 2. Webber (Red Bull) 1’19"184 (97); 3. Ricciardo 1’19"587 (100); 4. Bianchi (Force India) 1’20"221 (46); 5. Raikkonen (Lotus) 1’20"239 (117); 6. Di Resta (Force India) 1’20"272 (69), 7. Massa (Ferrari) 1’20"454 (95); 9. Button (McLaren) 1’20"668 (85); 10. Perez (Sauber) 1’20"771 (68); 11. Kovalainen (Caterham) 1’21"518 (138); 12. De la Rosa (Hrt 2011) 1’22"126 (64).

Record: M. Schumacher (Ferrari) 1’15"650 (2004)

Copa del Rey, Barça in finale. Il Bayern sorride, tonfo Lilla

Valencia battuto 2-0 al Camp Nou. Coppa di Germania, quarti: avanti anche 'Gladbach e Greuther Furth. Coppa di Francia, ottavi: il Valenciennes elimina i detentori del trofeo.


Niente sorprese al Camp Nou: in finale di Copa del Rey ci va il Barcellona. Al Valencia, dopo l'1-1 maturato al Mestalla una settimana fa, serviva un mezzo miracolo per estromettere i blaugrana da una competizione che, nella passata stagione, persero all'ultimo atto contro il Real Madrid. Invece, a sfidare l'Athletic Bilbao, in gara secca e in campo neutro, a maggio ci saranno i campioni del mondo.

Ci pensa Cesc — Con un Messi sempre imprendibile ma insolitamente sprecone davanti alla porta, come gli accade da qualche settimana, a prendersi il Barça sulle spalle è Fabregas. Tocca all'ex stella dell'Arsenal dare concretezza ai catalani: al 16' del primo tempo sfrutta un fantastico lancio di Messi e supera Diego Alves con un tocco morbido, al 36' della ripresa sfiora un cross basso di Sanchez e arma il destro vincente di Xavi per il 2-0. E' il punteggio finale della sfida, ampiamente dominata dal Barcellona, che ha il solo demerito di tenere in vita il Valencia almeno fino al minuto 76, quando Feghouli colpisce al volto Puyol e si fa espellere, forse venendo punito un po' troppo severamente.

Messi impreciso — La squadra di Unai Emery, infatti, parte bene e ha modo durante il match di confezionare tre occasioni con Feghouli, Jordi Alba e Aduriz che spaventano un Pinto piuttosto attento. Palle-gol che avrebbero potuto inguaiare un Barça in cui Messi si costruisce almeno tre chance nitide, senza concretizzarle. Ma finché regala assist al bacio e i compagni lo supportano come stasera, Guardiola può evitare di preoccuparsi.


Germania — Bayern e Borussia Moenchengladbach raggiungono il Borussia Dortmund in semifinale di Coppa di Germania. Ma la vera sorpresa viene dal Greuther Furth, squadra di seconda divisione, che sbanca il campo dell'Hoffenheim con un gol di Occean e ottiene un posto nelle magnifiche quattro. Di Ribery e Gomez i gol del Bayern a Stoccarda, di Daems su rigore e di Wendt le due reti ai supplementari che lanciano il 'Gladbach a Berlino contro l'Hertha.

Francia —
Lilla eliminato agli ottavi di Coppa di Francia: a fermare la corsa dei detentori del trofeo è il Valenciennes, che vince 2-1. Bene, invece, il Lione, che batte 3-1 il Bordeaux e il Montpellier che si impone 2-0 sul terreno del Chateauroux. L'Ajaccio supera 2-0 il Drancy.

Inghilterra —
Un gol di Sessegnon ai supplementari permette al Sunderland di passare 2-1 a Middlesbrough e di guadagnarsi l'accesso agli ottavi di Coppa d'Inghilterra.

Basket: Lega A, Roma si riprende dopo la crisi, Datome stende Montegranaro. Eurolega: Siena a un passo dai quarti, Milano vince per l'onore

L'Acea batte la Sutor 76-69 con l'azzurro per larghi tratti immarcabile. Prima vittoria della gestione Calvani

Ritrova il successo in casa dopo tre sconfitte consecutive l’Acea Roma di Marco Calvani, al debutto sulla panchina della Virtus dopo l’esonero di Lino Lardo, nel recupero della terza giornata di ritorno contro la Fabi Montegranaro, battuta al PalaTiziano 76-69.


Eurolega: larga vittoria della Montepaschi che consolida il primato. L'Armani non ribalta lo scarto dell’andata e resta appesa alle combinazioni
Manca solo la matematica alla Montepaschi per festeggiare la qualificazione ai quarti di finale di Eurolega con due giornate di anticipo sulla fine della Top 16.
 
Montepaschi Siena-Unicaja Malaga 84-69
Infilando con Malaga l'ottava vittoria consecutiva in Eurolega, la Montepaschi mette un piede e mezzo nei quarti di finale con due giornate di anticipo. Attaccarsi alla matematica è solo un esercizio di stile, reso necessario dal successo di Bilbao sul Real: Siena ha vinto le quattro gare di Top 16 con 17,8 punti di scarto medio e, imbattuta, ha un'ampia differenza canestri a favore su baschi (+14) e madrileni (+19), che inseguono a due vittorie di distanza. Con queste cifre, poco importa che non sia troppo spietata contro l'Unicaja in crisi, alla quinta persa di fila in Eurolega, con in mezzo anche tre k.o. consecutivi in campionato. Con la sostanza di Thornton accanto al solito McCalebb degli inizi di partita, 14 punti in coppia nel primo quarto, la Montepaschi prova a fare la partita da subito (9-2 al 4') ma non riesce a prendere veramente il largo. Si culla su una giornata di grande produzione offensiva (52 punti al riposo con 6/8 da tre) risparmiandosi il consueto livello di intensità, soprattutto nella propria metà. Nonostante un Rakocevic da 11 punti nei suoi primi 6' (37-29 al 14'), Malaga resta così in partita: prima con le tre triple nei primi sei minuti, poi approfittando di un presidio dell'area meno rigido del solito per la Montepaschi prima con le incursioni di Fitch (11 punti già al 15') e poi appoggiandosi a Zoric e Peric. Ed è così che l'Unicaja al 18' è ancora lì (44-40) nonostante la giornata di vena offensiva di Siena (51-42 al 19'), per una volta figlia più del talento che della qualità espressa. Approfittando della scelta andalusa di cominciare anche la ripresa con Fitch e Zoric in panchina, è al ritorno dal riposo che la Montepaschi pare cambiare marcia, tenendo Malaga a un solo canestro in 7' a cavallo dell'intervallo: i lampi di McCalebb sono l'anima dell'11-0 che fa volare Siena 63-46 a metà terzo quarto. Qui Freeland, 0/5 fin lì, sblocca sè stesso e l'Unicaja, in realtà rianimata dal rientro di Fitch e Zoric e dal riapparire tra i senesi delle amnesie di inizio serata: la Montepaschi segna 2 punti in 6', Malaga 14 e riapre il match sul 65-60 al 29'. Serve così che a inizio quarto periodo siano un paio di canestri a testa di Lavrinovic e Ress, facendosi trovare al posto giusto nel momento giusto, a ristabilire le distanze sul 79-63 al 36', approfittando che adsso è Malaga, dopo lo sfrzo per rientrare, a restare sei minuti senza segnare contro la difesa senese tornata a mordere. A questo punto basta condurla in porto, e festeggiare i quarti.
Siena: McCalebb 18, Lavrinovic 13, Rakocevic e Moss 11, Andersen 10
Malaga: Fitch 15, Zoric 14, Garbajosa 9 


EA7 Milano-Unics Kazan 63-58
Milano batte l’Unics, ma non ribalta lo scarto dell’andata, accomodandosi così alle spalle dei russi in caso di arrivo a pari merito, e ora è aggrappata a una tale serie di combinazioni che pensare di potere arrivare nei primi due posti del girone di top 16 è ambizioso quasi quanto un 6 al Superenalotto. Scariolo è senza Bourousis (risentimento flessori gamba destra) e promuove Radosevic nei cinque. Bremer è nei cinque iniziali e dimostra subito che se Milano era carente di leadership lui può essere una mossa azzeccata. Fotsis è in un periodo di grazia e con due triple scava il primo solco sul 10-5, Bremer e Radosevic lo rendono ben più profondo per il 17-7 dopo 6’, Lo statunitense è ispirato, sente la fiducia dei compagni e non ha paura nel prendere anche iniziative azzardate: 20-13 a fine primo quarto con l’Unics che fatica a sfruttare chili e centimetri di vantaggio. Il tiro da fuori (4/7 nei primi 10’) è un bell’aiuto per Milano che però fatica un sacco nell’offendere nei pressi del canestro avversario. Radosevic ci prova, con alterne fortune, ma paga dazio in difesa allo strapotere fisico di Jawai che praticamente da solo riporta i suoi in partita sul 26-26 al 17’. L’EA 7 balbetta un po’ in attacco, ha poco da Gentile e Mancinelli e va al riposo avanti 32-28 quando Nicholas trova i primi punti della serata con uno dei primi tiri non forzati della sua partita. L’EA7 cerca una nuova dimensione offensiva e spesso si dimentica di guardare il canestro, ma in un paio d’occasioni viene salvata da Fotsis che è infallibile dalla distanza e ispira l’8-0 per il massimo vantaggio sul 45-34. Rocca sfugge tre volte di fila a Savrasenko, ma Lyday capitalizza tre possessi consecutivi e al 30’ il margine si dimezza quasi sul 49-43. Rocca, Mancinelli e Nicholas allungano a 56-45, Cook sbaglia tutto libero la tripla del possibile +14 che può cambiare volto alla serata (sono 15 i punti da recuperare per salvare lo scontro diretto) e un tris di ex italiani (Greer-Nachbar-Domercant) infila un 7-0 che spegne molte delle ambizioni biancorosse. L’Olimpia si demoralizza un po’ e Domercant, che al Forum ha conquistato uno scudetto con la maglia di Siena, riporta l’Unics a -3 (60-57) prima di uscire per falli. Non si segna quasi più: Milano vince, ma salvo miracoli servirà davvero a poco.
Milano: Fotsis 16, Bremer 13, Radosevic 11
Kazan: Domercant 11, Jawai 11, Veremeenko 11



Catania-Roma resta 1-1, ma che emozioni per 30'

In mezz'ora entrambe le squadre hanno avuto le occasioni per vincere la partita sospesa per pioggia in gennaio.

E' stata partita vera. Breve, ma vera. Mezz'ora, compreso recupero, ma Catania-Roma resta 1-1. Niente sorpasso dei giallorossi all'Inter, buon punto per i siciliani, che a 24 punti allungano sulla terz'ultima, il Lecce, a +7.

Portieri —
Ma è stata partita vera, dicevamo. Ritmo elevatissimo e occasioni da gol: tanto che i migliori in campo sono i due portieri, Kosicky e Stekelenburg. Comincia l'olandese con un volo spettacolare su sinistro da fuori di Llama; risponde lo slovacco con una parata in due tempi su sinistro ravvicinato di Borini. E poi quattro ammoniti, Almiron che manca un'occasione in area e chiude con la fasciatura in testa per un colpo subito.

Piscitella —
Non è successo niente, come risultato, ma in realtà qualcosa è successo. Come "l'esordio dal primo minuto" di Luca Piscitella: dopo lo scampolo di partita contro l'Inter, mezz'ora largo a sinistra nel tridente. Poche palle toccate, ma una conferma: Luis Enrique, anche in caso di necessità (Totti non poteva giocare visto che era già stato sostituito nella partita del 14 gennio), non ci pensa un attimo a mettere i ragazzini. Partita vera, ancora.

I due tecnici — E proprio di questo parla il tecnico della Roma: "Piscitella? Ha qualità, salta l'uomo. Lui al posto di Bojan? No, mi serviva una punta esterna: stop. Partita frenetica? Vorrei che fossero sempre così, le gare". Sulla stessa lunghezza d'onda Montella: "Siamo tutti contenti, ce lo prendiamo il punto: abbiamo giocato su ritmi alti, le due squadre volevano vincere. Siamo stati un attimino frenetici proprio perchè si voleva mettere intensità".

Roma bloccata dall'etna — La serata catanese della Roma si è poi chiusa con un inconveniente: la ripresa dell'attività eruttiva dell'Etna, con l'emissione di cenere lavica, ha portato alla chiusura dell'aeroporto di Catania bloccando così la squadra giallorossa, costretta a rimanere in Sicilia.

Siena-Napoli, le probabili formazioni: turnover per Sannino, dubbi per Mazzarri

Sannino opererà un ampio turnover per concedere una possibilità a chi trova meno spazio in campionato e si è guadagnato, superando Cagliari, Palermo e Chievo, una storica semifinale. Tra i pali potrebbe essere confermato Pegolo (in vantaggio su Farelli) visto il momento esaltante; in difesa Terzi, Contini e Belmonte potrebbero agire da centrali a formare una retroguardia a cinque con il sacrificio di Angelo e Mannini sugli esterni (preferiti a Vitiello e Del Grosso). Gazzi, Vergassola e Giorgi in mezzo al campo. In attacco Reginaldo in supporto a Gonzalez. Non convocati Del Grosso, Destro, Calaiò, Vitiello e Rossettini oltre a Grossi e Parravicini squalificati.

Non dovrebbe invece rivoluzionare l'undici titolare Walter Mazzarri. Per i partenopei la Coppa Italia è un obiettivo primario per salvare la stagione e si cercherà di chiudere il confronto già nella gara d'andata. Davanti a De Sanctis linea difensiva con Campagnaro (ma non è escluso un ritorno di Fernandez) con Cannavaro al centro (sicura la sua presenza considerando la squalifica in campionato) e probabilmente Britos sul centro-sinistra al posto di Aronica. A centrocampo certa la presenza di Inler che dovrebbe far coppia con Dzemaili (che potrebbe far riposare Gargano, impiegato senza sosta da settimane) con Maggio a destra e Dossena a sinistra. In attacco torna titolare Pandev e a fargli posto potrebbe essere Lavezzi, ancora non al top dopo l'infortunio.
 

SIENA (3-5-2): Pegolo, Terzi, Contini, Belmonte; Angelo, Gazzi, Vergassola, Giorgi, Mannini: Reginaldo, Gonzalez. A disposizione: Farelli, Pesoli, Rossi, D'Agostino, Brienza, Larrondo, Bogdani. All. Sannino.
NAPOLI (3-4-2-1): De Sanctis; Campagnaro, Cannavaro, Britos; Maggio, Inler, Dzemaili, Dossena; Hamsik, Pandev; Cavani. A disposizione: Rosati, Fernandez, Aronica, Zuniga, Gargano, Lavezzi, Vargas. All. Mazzarri
ARBITRO: Andrea De Marco di Chiavari
Diretta su Rai 1 dalle 20.30. Diretta radiofonica su Radio Rai 1.

mercoledì 8 febbraio 2012

Nba, stop di un mese per Gallinari. Miami non perde colpi

L'azzurro dei Nuggets salterà dalle 12 alle 14 partite per il distacco di una scheggia di osso, una micro-frattura legata a un infortunio che risale agli inizi della sua carriera. I Clippers perdono Billups, James e Wade trascinano gli Heat contro i Cavs.

Un mese di stop per Danilo Gallinari. Gli esami a cui è stato sottoposto l'ex Milano dopo la distorsione alla caviglia sinistra rimediata nella sconfitta di Denver contro i Rockets hanno confermato il distacco di una scheggia di osso, una micro-frattura legata a un infortunio che risale agli inizi della sua carriera.

Il recupero - Gallinari dovrà ora indossare una speciale scarpa dai 3 ai 5 giorni per poi cominciare il recupero vero e proprio che richiederà quattro settimane. "Se i tempi saranno più rapidi meglio, ma per questo genere di cose la priorità è guarire bene e non voglio affrettare nulla", commenta il Gallo, che salterà dalle 12 alle 14 partite oltre all'All Star Game. "Febbraio era già un mese duro e ora lo sarà ancora di più, ammette la stella dei Nuggets.

L'infermeria dei Clippers - Chauncey Billups, non  giocherà il resto della stagione del campionato di basket Nba a causa di un infortunio, come ha riferito il suo team, i Clippers. Billups ha subito una lesione al tallone d'Achille sinistro nel match di lunedi'  in cui i Clippers hanno battuto gli Orlando Magic, come ha confermato  una risonanza magnetica. Billups ha segnato in media 15 punti a  partita ed è stata una delle chiavi dei successi che stanno  raccogliendo i Clippers, che sono secondi nella Western Conference con 15-7.

Risultati:
Indiana-Utah 104-99
Boston-Charlotte 94-84
Miami-Cleveland 107-91
Milwaukee-Phoenix 105-107
Minnesota-Sacramento 86-84
Golden State-Oklahoma 116-119

New York si ferma: sfilano i Giants, i re del Super Bowl

I campioni della Nfl sono stati i protagonisti di una parata che li ha visti farsi spazio fra ali di folla attraverso le vie della Grande Mela. Ad accogliere i vincitori c'erano decine di migliaia di persone: striscioni, canti e gioia per un pomeriggio da ricordare. 

GUARDA LE FOTO:

Dopo il successo contro i Patriots nel Super Bowl, per i Giants è stato il giorno della gloria: eccoli infatti sfilare per le vie di New York dopo lo storico trionfo

Alla parata hanno assistito decine di migliaia di persone. Il pullman scoperto deiGiants si è fatto spazio infatti fra ali di folla entusiasta

Striscioni, cartelloni, canti, coriandoli e pubblico in festa in un pomeriggio da ricordare

Anche la sfilata, come tutto il Super Bowl, è stata uno spettacolo

Il quarterback Eli Manning posa con il trofeo: nonostante il freddo, il pomeriggio dei Giants ha riscaldato il cuore dei tifosi

Ecco, con il trofeo, Tom Coughlin, head coach dei Giants

Qui, con il trofeo, posa Justin Tuck

Ritratto con coppa in esterno: ecco ancora Tuck, Mannings e il trofeo dei campioni


Tegola Gallinari: frattura del piede sinistro, lungo stop

Pessime notizie per Denver: gli esami cui il leading scorer dei Nuggets è stato sottoposto dopo l'infortunio riportato nel corso del match contro Houston hanno evidenziato un problema più grave del previsto. Difficile prevedere i tempi di recupero.

I Denver Nuggets perdono a tempo indeterminato il loro leading scorer Danilo Gallinari. Gli esami radiografici al quale il giocatore è stato sottoposto dopo l'infortunio riportato nel corso del match contro Houston hanno evidenziato una frattura del piede sinistro. "Non sono certo felice - è stato il commento di Gallinari diffuso tramite la sezione dedicata ai Nuggets del sito della Nba - ma sul momento la voglia di giocare e di vincere è stata troppo forte. Ora starò fuori non so per quanto".

L'ex giocatore dell'Olimpia Milano di recente aveva firmato un nuovo contratto quadriennale con Denver, per 42 milioni di dollari, e stava tenendo una media di 17 punti e 5,2 rimbalzi a partita. Denver, che è seconda nella Northwest Division, attualmente è priva per infortunio di altri due suoi titolari, il centro Nenè e la guardia tiratrice Arron Afflalo.

F1, al via con i test di Jerez una stagione indimenticabile

In Spagna rombano i motori in vista del Mondiale 2012 con 6 campioni del mondo. Il ritorno di Kimi Raikkonen, Vettel il più giovane, Hamilton il più arrabbiato, Alonso il più innamorato della scuderia, Schumacher il più romantico, Button il più tranquillo.



Kimi Raikkonen torna nel  circus e mette tutti in riga. Il finlandese, reduce da due anni di esilio nel Mondiale Rally, è stato il più veloce nella prima giornata di test ufficiali sul tracciato spagnolo di Jerez de la Frontera. Il pilota della Lotus ha completato 74 giri e ha chiuso con il crono di 1'19"670 ottenuto in mattinata, precedendo la Force India dello scozzese Paul Di Resta (1'19"772) e la Mercedes del tedesco Nico Rosberg (1'20"219).

Jerez, Portogallo, 7 febbraio. Un giorno qualunque per l’inizio dei test di F1. Niente di nuovo, ogni stagione è così, ma quest’anno c’è, nell’aria, qualcosa di nuovo. Non è solo il solito odore di benzina o di gomme consumate, ma è la sensazione che, quella che ha preso il via, sarà una stagione indimenticabile.

6 campioni del mondo, con il ritorno di Kimi Raikkonen ecco Vettel il più giovane, Hamilton il più arrabbiato, Alonso il più innamorato della propria scuderia, Schumacher il più romantico, vista l’età e Button il più tranquillo perché è dei sei quello che ha meno da dimostrare al mondo. Raikkonen campione nel 2007 con la Ferrari, non ha perso lo smalto e ha già abbassato il crono 2011 di ben tre decimi. Cosa vuol dire?

Raikkonen e la Lotus sono già da inseguire? No, niente di tutto questo. Kimi ha bisogno di riprendere confidenza con la F1, deve conoscere tutti i dispositivi poco utilizzati da lui come il Kers o mai utilizzati come il DRS, quindi gas a tavoletta per simulare già condizioni al limite mentre gli altri sono partiti già ad inanellare maratone automobilistiche per testare affidabilità e nuove componenti.

Tutte le monoposto, fatta eccezione per Mercedes che ha ancora la macchina 2011, un laboratorio viaggiante, e la Mclaren che ha adottato un muso “formichiere”, presentano il muso a scalino. Liscio e pulito come quello della Ferrari, più ricercato con fessura, già messa sotto la lente di ingrandimento dagli altri teams e dalla Federazione, quello della Red Bull.

Test importanti che difficilmente ci daranno i valori delle diverse scuderie, ma che daranno alle diverse scuderie delle risposte. Alla Ferrari per capire se con le nuove mescole Pirelli e con la nuova aerodinamica il problema di scaldare gli pneumatici è risolto , alla Mclaren per capire sui dati 2011 se la scelta del muso diverso dagli altri paga o no o non cambia nulla, per la Red Bull per capire se i primi dati soddisfano il mago dell’aerodinamica Adrian Newey.

Un obiettivo comune per tutti: trovare carico aerodinamico per contrastare il satellite Red Bull che lo scorso anno solo di rado gli altri vedevano passare, tranquillo a girare sulla propria orbita senza alcun impedimento o quasi. Motori accesi, via la stagione 2012 è già iniziata!

Coppa del Re, Athletic in finale. La favola Mirandes finisce a Bilbao

La squadra di Bielsa si guadagna un posto per la finale di Madrid battendo 6-2 la squadra di terza divisione. Ora aspetta la vincente di Barcellona-Valencia (1-1 l'andata al Mestalla). In Germania il Borussia Dortmund in semifinale di coppa di Germania.



Nessun miracolo a Bilbao: la favola del Mirandes, squadra di terza divisione che aveva eliminato Villarreal, Racing e Espanyol finisce in semifinale. L'Athletic Bilbao è la prima finalista della Coppa del Re: al San Mames finisce 6-2, con i baschi già vincitori all'andata 2-1. Gara chiusa nei primi venti minuti: al 22' la squadra di Bielsa è già sul 3-0, con gol di Muniain, Laskurain e Aurtenetxe. A quel punto la 36ª finale di coppa del Re nella storia dell'Athletic è già realtà: c'è tempo però per applaudire l'orgoglio del Mirandes, che si porta sul 3-1 con Blanco e sfiora in due occasioni il 3-2. La doppietta di Llorente (con un gol in pallonetto) chiude ogni velleità, Blanco trova la doppietta personale e un'autorete di Caneda fissa il risultato sul 6-2. Adesso i baschi aspettano la vincente di Barcellona-Valencia (1-1 l'andata al Mestalla).

Inghilterra, passano Millwall e Blackpool Millwall e Blackpool (entrambe di Championship) sono le ultime qualificate agli ottavi di finale di F.A. Cup: nei replay hanno eliminato Southampton e Sheffield Wednesday. Comoda la qualificazione del Blackpool (3-0, con gol di Phillips, LualUa e Sylvestre), sofferta quella del Millwall, che va sotto 2-1 e trova il gol del 3-2 al 90' con Feeney.
Francia, Rennes col brivido Il Rennes supera l'Evian per 3-2 e si qualifica per i quarti di finale di Coppa di Francia. Nel match degli ottavi la formazione di casa si è portata avanti per 3-0 grazie alle reti di Kembo-Ekoko al 21', Feret al 54' e Brahimi al 68'. Negli ultimi minuti brividi per il Rennes con l'Evian a segno con Berigaud su rigore al 70' e Govou tre minuti dopo.
germania, dortmund avanti — Il Borussia Dortmund è la prima squadra a qualificarsi per la semifinale della Coppa di Germania. Nella gara giocata a Kiel, ha battuto 4-0 la formazione locale dell'Holstein: in gol Lewandowski, Kagava, Barrios e Perisic. Doman gli altri quarti: Hertha Berlino - Borussia Monchengladbach; Hoffenheim-Greuther Furth; Stoccarda-Bayern Monaco.

Maltempo, cambia il calendario. Rinviata Pescara-Juve Stabia

Juve e Bologna intanto hanno inoltrato richiesta formale alla Lega, al Viminale e alla Questura chiedendo l'anticipo dell'incontro del Dall'Ara, previsto per domenica alle 20.45. Il gelo e la neve rivoluzionano il calendario tra campionato, recuperi, Champions e Coppa Italia

Continua l'emergenza maltempo in molte regioni e il calendario di A potrebbe subire altre variazioni, dopo quelle dell'ultima giornata. Così come accaduto con Milan-Napoli nell'ultimo turno di campionato, anche Bologna-Juventus, in programma domenica sera alle 20.45, potrebbe essere anticipata alle 15. Lo ha reso noto il Bologna, spiegando che la società emiliana, congiuntamente con la Juventus, ha inoltrato richiesta formale alla Lega Calcio, all'Osservatorio del Viminale e alla Questura di Bologna, chiendendo l'anticipo dell'incontro al Dall'Ara.
 
SERIE BIntanto la neve fa saltare una partita anche in Serie B: Pescara-Juve Stabia, in programma sabato allo stadio Adriatico, è stata rinviata a data da destinarsi dopo che il sindaco della città abruzzese ha disposto la chiusura di tutti gli impianti sportivi della città. Intanto la Lega di B ha reso noto il calendario dei recuperi delle partite saltate la scorsa settimana: per la 4ª giornata Modena-Albinoleffe martedì 21 alle 18.30 e Sampdoria-Empoli martedì 6 marzo alle18.30. Per la quinta giornata Pescara-Reggina venerdì 24 alle 20.45, Gubbio-Modena e Sassuolo-Ascoli sabato 25 alle 15 e Brescia-Torino domenica 26 alle 12.30. Il maltempo ha anche modificato il calendario della 6ª di ritorno, con Bari-Sassuolo e Livorno-Vicenza che si giocheranno alle 12.30 di domenica 12. Variazioni anche nel programma dell'8ª giornata: Varese-Vicenza si gioca venerdì 2 marzo alle 20.45, con Sampdoria-Verona che passa dalle 20.45 di lunedì 5 alle 15 di sabato 3. Il posticipo di lunedì sarà Pescara-Sassuolo.
 
SPEZZATINO Il piatto simbolo dell'inverno 2012 in Italia è lo spezzatino alla siberiana. L'ondata di gelo che sta mettendo in difficoltà soprattutto il Nord e il Centro sta rivoluzionando il calendario pallonaro come non si vedeva da anni. Gare rinviate e recuperi che si intrecciano con Champions e semifinali di Coppa Italia. Proviamo a fare un po' d'ordine, anche se potrebbe non essere finita qui. Le carte meteo parlano di gelo a oltranza e di una perturbazione che dovrebbe riportare la neve a partire da venerdì. Ancora non si è capito bene dove. Se davvero andasse così anche la prossima di campionato sarebbe come minimo zoppa. E già adesso ci sono squadre, come Cesena e Catania, che devono recuperare due partite (due e mezzo nel caso dei siciliani). Vediamo di fare un po' d'ordine nel calendario di questo mese:
MERCOLEDI' 7 Campionato e Coppa Italia insieme. A Catania, nella partita con la Roma sospesa il 14 gennaio al 65' sull'1-1, va in scena una partita inedita, con soli 25' per cercare di vincere. Nello stesso tempo, a S. Siro, c'è l'andata della semifinale di Coppa Italia tra Milan e Juve. Sarà un traguardo meno importante dello scudetto, ma tra manate e susseguenti squalifiche, rigori negati e una partita di campionato fondamentale per lo scudetto nelle vicinanze (il 25 sempre al Meazza), in campo farà piuttosto caldo a dispetto dei meno 8 previsti.

GIOVEDI' 8 Anche qui campionato e Coppa Italia a braccetto. Se la Lazio anticiperà la sua partita di campionato col Cesena per fare posto al Sei Nazioni di rugby nel weekend, a Siena ci sarà l'andata dell'altra semifinale di Coppa Italia tra la squadra di Sannino e il Napoli.
sabato 11 — Nel fine settimana, tempo permettendo, si giocheranno le altre partite del turno numero 23. Si comincia con Udinese-Milan (18) e Cagliari-Palerrmo (20-45).
DOMENICA 12 Alle 15 quattro partite: Atalanta-Lecce, Parma-Fiorentina, Catania-Genoa e Inter-Novara, mentre alle 20.45 il posticipo prevede Bologna-Juventus (ma sono previste nevicate e, appunto, le due società hanno chiesto l'anticipo pomeridiano).
LUNEDI' 13 La 23ª giornata di campionato si conclude con due posticipi alle 20.45: Siena-Roma al Franchi e Napoli-Chievo al S.Paolo.
MERCOLEDI' 15 Torna a suonare la musichetta della Champions. Tre squadre italiane alla seconda fase, tutte con buone possibilità di passare. Il Milan alle 20.45 riceve l'Arsenal a S. Siro per l'andata degli ottavi. Gli inglesi hanno eliminato i rossoneri negli ottavi 2008, ma quest'anno paiono decisamente alla portata della squadra di Allegri. Al fischio d'inizio sapremo già i risultati di due recuperi della ventunesima di A, Parma-Juventus e Atalanta-Genoa. Siccome l'Uefa vieta la concomitanza tra Champions e campionati si scende in campo in un orario non proprio adatto a tutti i tifosi, alle 18. 

VENERDI' 17 Inizia la ventiquattresima giornata, che si inaugura con Napoli e Inter, che anticipano rispettivamente a Firenze e in casa col Bologna, in vista della Champions. In barba alla scaramanzia associata tradizionalmente al venerdì 17.
SABATO 18 Si gioca solo nel nuovissimo Juventus Stadium alle 20.45: l'anticipo tra Juve e Catania è l'ennesima occasione per i bianconeri in testa alla classifica di restare imbattuti in questa stagione
DOMENICA 19 Dopo la sfida dell'ora di pranzo, Lazio-Siena alle 12,30, si completa il piatto della giornata con Cesena-Milan, Genoa-Chievo, Novara-Atalanta e Roma-Parma. Gran finale in serata coi due posticipi delle 20.45 Udinese-Cagliari e Palermo-Lazio.
MARTEDI' 21 Nuovo incrocio tra Europa e Italia. Apertivo alle 18.30 con il recupero di serie A Bologna-Fiorentina, ma la serata di gala è al S. Paolo di Napoli, con gli azzurri impegnati nell'andat adegli ottavi di Champions con un Chelsea più battibile di quanto il nome non faccia pensare.
MERCOLEDI' 22Altro giro, altra corsa. Stesso menu del giorno prima: stuzzichino pomeridiano delle 18.30 col recupero Siena-Catania, in attesa della sfida del Velodrome di Marsiglia, con l'Inter in campo da favorita contro i francesi.
SABATO 25 La volatona di febbraio non può che concludersi con la madre di tutte le partite: dopo Genoa-Parma delle 18, infatti, scendono in campo Milan e Juventus a S.Siro. Alle 20,45 si decide gran parte del campionato di serie A, almeno in vetta. 
DOMENICA 26 Il big-match della 25ª, nel pomeriggio è Atalanta-Roma. Oltre a bergamaschi e giallorossi in campo alle 15 Cagliari-Lecce, Catania-Novara, Chievo-Cesena e Siena-Palermo. La sera ben tre posticipi ad allietare la cena dei calciofili del Belpaese: spicca Napoli-Inter, ma Bologna-Udinese e Lazio-Fiorentina profumano di Europa per romani e friulani. 


martedì 7 febbraio 2012

Williams FW34: presentata la nuova vettura del team di Grove

La Williams ha presentato la sua vettura per il mondiale 2012 di Formula 1, la Williams Renault FW34, nella pitlane di Jerez poco prima l’inizio della prima giornata di test sulla pista spagnola.

La FW34 è la prima Williams progettata dal nuovo staff dopo l’addio di Sam Michael e Patrick Head. Mark Gillian è ora a capo del reparto tecnico.

La nuova vettura vede anche il ritorno del binomio vincente Williams-Renault dopo le ultime stagioni disputate con motori Cosworth.

Per quanto riguarda i piloti Rubens Barrichello è stato sostituito da Bruno Senna mentre Pastor Maldonado è stato confermato. Valtteri Bottas ricoprirà il ruolo di terzo pilota.

Nba, Kobe Bryant da record. Gallinari ko per infortunio

Il giocatore dei Lakers, usciti sconfitti dalla sfida con Philadelphia, con i suoi 28.601 punti è diventato il quinto miglior realizzatore della Nba superando Shaquille O'Neal. Distorsione alla caviglia per l'azzurro. Sconfitti gli Hornets di Belinelli.

Ancora una serata sfortunata per gli italiani impegnati nel campionato Nba di basket: i Denver Nuggets escono sconfitti dal match con Houston 99-90 e perdono Danilo Gallinari per una distorsione alla caviglia sinistra all'inizio del terzo quarto di gioco. Per l'azzurro, fin quando è stato in campo, 14 punti a referto. Sconfitta anche per i New Orleans Hornets di Marco Belinelli contro Sacramento (92-100). L'italiano segna 18 punti (e quattro assist).

Notte da record in casa Lakers: Kobe Bryant con i suoi 28.601 punti è diventato il quinto miglior realizzatore della Nba, superando Shaquille O'Neal. Prima di Bryant ci sono Wilt Chamberlain (31.419), Michael Jordan (32.292), Karl Malone (36.928) e Karim Abdul-Jabbar (38.387). I Lakers però escono sconfitti dalla sfida con Philadelphia (95-90). Vittoria per i Chicago Bulls (24 punti di Carlos Boozer) in casa di New Jersey (108-87). I Clippers vincono all'overtime contro Orlando (107-102) ma perdono per un infortunio al tendine d'Achille Chauncey Billups. Oklahoma City vince ai supplementari contro Portland (111-107), Phoenix batte Atlanta 99-90 e New York supera Utah 99-88.

Quelli che... il calcio nel Dna. Ma non chiamateli Junior

Andrea Signorini, figlio dell'indimenticato capitano genoano Gianluca (foto beneventocalciospa.it)
Figli e nipoti d'arte alle prese con le prime esperienze da professionisti: Andrea Signorini, Gianmarco Zigoni e Filippo Boniperti tra gavetta e sogni di gloria. C'è anche chi sceglie un'altra strada: Andrea Bergomi sulle orme di... Ferrer.

"Papà, giochiamo a calcio?". E' il sogno di ogni bambino, scendere in cortile a tirare quattro calci al pallone prima di cena. Maximilian e Vincent, di cognome Ibrahimovic, sono costretti agli straordinari per convincere il papà a giocare con loro, come candidamente ammesso dall'asso svedese. Come avere una fortuna in casa ma non poterla spendere. Ad altri invece è stato proprio un parente calciatore a trasmettere la passione per il pallone e, oggi, a 20 anni o giù di lì una manciata di giovani promesse calca i primi palcoscenici importanti seguendo le orme del papà o del nonno e sognando la serie A.

Andrea Signorini (22 anni tra pochi giorni), ad esempio, il suo sogno l'ha accarezzato per qualche minuto in Genoa-Chievo del 17 maggio 2009, quando è sceso in campo con "Milito e Thiago Motta". Nato a Genova e vissuto a Pisa, per il figlio dell'indimenticato Gianluca, capitano del Grifone a cavallo tra la fine degli anni 80 e la prima metà degli anni 90, il primo ricordo da calciatore sono proprio i primi palleggi sul campo del Pisa, guidato in panchina dal papà, al termine degli allenamenti: "Andavo allo stadio a fare il raccattapalle, poi ho iniziato a giocare, per fortuna. Tifo Inter e avevo il poster di Ronaldo in camera e dopo pochi anni ho vissuto emozioni incredibili come l'esordio in Serie A o la vittoria della Coppa Italia Primavera, da capitano, proprio a Marassi. Chiusa l'esperienza con il Genoa mi ha contattato il Benevento, che mi ha voluto fortemente e ha acquistato l'intero cartellino: sono felice di far parte di una società che ha creduto in me. Anche se sono lontano da casa, mia mamma è la mia prima tifosa e appena può mi raggiunge".

Anche le donne di casa Zigoni si devono confrontare con una seconda generazione di calciatori in famiglia: Gianmarco (21), figlio dell'ex Juve, Genoa e Roma Gianfranco, col pallone ha cominciato prestissimo, anche troppo, in casa: “Giocavo con papà in salotto”. Insomma, le classiche cose che le mamme vietano... “Eppure ancora oggi sia lei che mia sorella fanno di tutto per non perdersi una partita, dal vivo o in tv o sul computer. Da mio papà ho preso il ruolo, fare gol è la sensazione più bella che si possa vivere in campo, e la fede bianconera, anche se il mio idolo era Del Piero, ma papà non se l'è mai presa anche se non avevo in camera un suo poster”. Oggi Gianmarco è ad Avellino, in prestito dal Milan: "Ho scelto questa strada per giocarmi le mie carte e per la dirigenza ed il mister, che mi danno fiducia. Il sogno è chiaramente quello di vestire la maglia del Milan". Anche per questo dopo la partita, scatta l'ora di "ripetizioni" con papà.

Per chi pensa che un cognome "importante" possa aiutare una carriera dovrebbe chiedere a Filippo Boniperti (21), nipote della leggenda Giampiero: "Ho iniziato a giocare a 3/4 anni a Torino, anche se mi allenavo, diciamo così, già in casa. Ho rotto di tutto, mia mamma mi faceva sparire il pallone ma lo trovavo sempre”. Un segno, insomma. "Un giorno facciamo un'amichevole con il Torino e prendiamo una scoppola pazzesca. Io però gioco bene e così l'allenatore chiede informazioni, ma dalla società gli dicono che no, proprio non si può fare. Io quasi ci rimango male, poi però sono andato alla Juventus e ho capito il perché di quel rifiuto...". Il bianconero nel Dna, anche se l'idolo di infanzia resta un altro: "Ronaldinho... i giocatori alla Ronaldinho, più che altro, quelli che divertono anche se magari il loro allenatore la pensa diversamente". Oggi Filippo è al Carpi, neopromosso in LegaPro e tuttavia terzo in classifica, in piena zona playoff: "E' una bella conferma e un ambiente ottimo, puntiamo a qualcosa di più della salvezza".

C'è però anche chi, indipendentemente dal "peso" del cognome sulla maglia, ha sviluppato altre passioni: prendete Bergomi, ad esempio. Nonostante il sangue nerazzurro nelle vene c'è chi, come il nonno, ha provato a convertirlo al bianconero della Juventus, eppure Andrea (16) simpatizza Chievo. Simpatizza, perché il calcio non è la sua prima preoccupazione: se gli chiedete per chi tifa, assicura “lo Zio”, risponde Ferrer. Esatto, Ferrer, il tennista. E non si tratta di un errore di battitura, è proprio il numero 2 di Spagna l'idolo del giovane Bergomi, quando solitamente gli appassionati si dividono tra la classe di Federer, la tenacia di Nadal e la simpatia di Djokovic: “Il tennis è la sua passione, l'ha scoperto quasi per caso in montagna a 11 anni e ha iniziato a giocare. E' un 3.1, gioca molto e si allena tutti i giorni, probabilmente non diventerà mai un professionista ma sono sicuro che resterà in quel mondo, magari come allenatore. Lo si capisce da quanto si allena, da come ne parla, dal fatto che non si perda una partita in tv che ha scelto quella strada. E' anche bravo a scuola, potrà andare all'Università se lo vorrà, ma il tennis gli resterà sempre dentro”.

Ecco, magari Vincent e Maximilian eccelleranno in un altro sport, tra pochi anni. Anche perché l'ingombrante papà ha già messo le cose in chiaro: "Ci può essere un solo calciatore in famiglia". Chi se la sente di obiettare?
(fonte sky.it)

NFL: Le pagelle del Super Bowl XLVI

Alla vigilia di questo Super Bowl le copertine dei giornali erano già pronte. In caso di vittoria dei Patriots si sarebbe gridato alla rivincita e al proseguimento della gloriosa dinastia di Tom Brady e Bill Belichick.

Invece ? Eccoci qua, i New England Patriots sono la più grande squadra della propria generazione, invincibili con tutti ma non contro i New York Giants. “Deja Blue”, titolano tra gli altri Sports Illustrated e il giustamente gonfio di gioia New York Post.
E’ stato davvero un ritorno al passato. La delusione per Brady e Belichick è doppia. È un incubo. Di nuovo al Super Bowl, di nuovo sconfitti sempre e solo dai New York Giants.
Ma i corsi e i ricorsi storici non finiscono qui. Dal Super Bowl XLII ritorna il drive vincente in rimonta di Eli Manning e ritorna il big play miracoloso. Ieri la ricezione col casco di David Tyree, oggi i due piedi appena dentro la sideline di Mario Manningham.
E’ incredibile ma è proprio così. Il quarto titolo della storia dei NY Giants nasce esattamente come quello precedente. Con qualcosa in più da raccontare.
Eli Manning è MVP (in realtà lo fu anche quattro anni fa), porta a casa il suo secondo anello e doppia quelli del suo fratellone più bravo e più celebrato. E adesso come la mettiamo ? Eli è lì in alto tra i più grandi QB della storia e che non si azzardi più nessuno a giudicarlo solo un buon giocatore e non un leader.
Ieri notte ha completato passaggi difficili e coraggiosi e ancora una volta il drive vincente è stato un capolavoro di come si vince una gara nei momenti finali. Di più, ha vinto nello stadio “that Peyton built”, in quell’ Indianapolis ora costretta a veder celebrare il Manning sbagliato.
E’ stato un altro bellissimo Super Bowl, mai scontato e particolarissimo. Le due squadre si eguagliavano e più o meno i pronostici seguivano equamente o la sapienza di Brady e Belichick o l’hot streak di questi Giants che sono stati costretti a vincere le due ultime due gare di regular season per entrare nei playoff.
Hanno vinto contro la peggiore difesa stagionale (ci credereste mai ?), contro una squadra strana, forte in attacco ma con un gioco di corsa non esaltante, come anche il passing game del resto, centrato tutto sulle originali e geniali intuizioni del loro coach, come i due Tight End interscambiabili primi target per Brady.
Un Super Bowl ancora una volta deciso “down the stretch” è sempre una benedizione e grazie a chi anche quest’anno ci ha regalato una partita di football combattuta e intensa.
Qualcuno lamenta la mancanza di esuberanza offensiva, soprattutto nella parte mediana della gara. Vero, nonostante le difese non fossero tra le migliori, anche quella dei Giants infatti ha rallentato dopo un grande inizio, non si sono visti drive esaltanti.
Tensione della gara, certo, sciolta però nel finale. Dopo un avvio difficile Tom Brady rimette in onda il suo show e i Patriots sono avanti di due. Lancia per Wes Welker e questi incredibilmente lascia cadere il pallone che poteva congelare definitivamente la gara.
No, devono tornare i Giants. Ed eccoci al nostro Deja Blue, all over again. Ecco Eli che lancia sulla sideline per Manningham, magica ricezione da 38 yards. Tutto il momentum per NY, che mangia il campo e il tempo.
Basta solo un field goal per vincere e oramai praticamente allo scadere. E’ qui che questo Super Bowl si distanzia dal suo precedente. E diventa surreale.
A 1:04 dalla fine vediamo Ahmad Bradshaw correre dritto per dritto verso la end zone ma non ostacolato dai difensori dei Patriots. Cade al rallentatore oltre la goal line, cercandosi di fermare, ma di sedere per terra finisce oltre e segna il sorpasso.
Roba da ridere, da rimanere a bocca aperta. Il big play più incredibile della storia del Super Bowl, ma incredibile nel senso vero, perché di sicuro è una giocata di grande impatto.
Alla fine NY vincerà proprio così, quasi senza volerlo, perché a Tom Brady resta solo lanciare un Hail Mary Pass da centrocampo, ma il miracolo non si compie.
Super Bowl verso New York City sponda Giants, ritratti di Eli Manning e Tom Coughlin nella Hall of Fame accanto a quelli di Brady e Belichick.
Lo spettatore a Canton ne trarrà le proprie conclusioni. Le uniche vittorie e le uniche sconfitte di entrambi hanno le stesse facce, le stesse magliette bianche per i Giants e blu per i Patriots.
La storia è questa, a meno che non cambi da qui a quel giorno, ma questo si vedrà. Per adesso l’immagine è stampata e appesa al muro così che tra Boston e New York ciò che fecero i Red Sox contro gli Yankees nel 2004 resta un unicum.
La rivincita non è per il campo da football.

NEW ENGLAND PATRIOTS
Tom Brady : nemmeno Gisele lo può consolare. Parte male, o meglio, non parte nemmeno, perché i Giants si mangiano il quasi intero primo quarto e lui non ha troppe colpe per l’intentional grounding che regala i primi 2 punti a NY. Nella parte mediana della gara è il vecchio Tom Brady di sempre formato Super Bowl, con ben 16 passaggi completi consecutivi, record strappato al suo idolo Joe Montana.
Ma qualcosa manca. Bellissimi i due TD pass, ma è un po’ impreciso nel quarto periodo e il drop di Welker è anche colpa di un passaggio non perfetto. Finisce con 27/41 per 276 yards, ma in una gara equilibrata i Patriots commettono più errori e lui lancia un intercetto forzato sul lungo raggio, unica eccezione ad una gara invero troppo metodica e regolare. 6,5
Running back : un po’ Woodhead, tra l’altro utilizzato più come ricevitore (difatti un TD aereo per lui), un po’ Green-Ellis non fanno un reparto completo, pecca da sempre dei Patriots. 4
Wes Welker : ne avrà presi mille in carriera di quei palloni, anche così non facili ; il suo drop lascia a Manning lo spazio necessario per orchestrare il drive vincente in salsa surreale, 7 ricezioni per 60 yards macchiati per sempre. 5
Deion Branch : anche lui “falls short”, quando più conta. 3 ricezioni per 45 yards dicono pochissimo se non la scarsa efficacia del gioco aereo dei Patriots sul medio-lungo raggio, tanto è vero che il passaggio più lungo di Brady è stato nientemeno per la comparsa Ochocinco, per sole 21 yards di guadagno. 4,5
Rob Gronkowski : partita nulla, alla fine quella caviglia mal messa è stata decisiva, anche per il salto sull’intercetto. 5
Aaron Hernandez : con Gronk a mezzo servizio è toccato a lui il peso dell’attacco, 8 ricezioni per 67 yards, un TD per un 17-9 che sembrava allungo quasi decisivo e un Hail Mary Pass quasi catturato per il miracolo. Non gli si può chiedere troppo di più, se non una maggiore attenzione, pure lui, nelle giocate da ultimo periodo. 6
Offensive Line : il paradosso è proprio questo, Brady ha avuto spesso tempo per lanciare ma ha combinato poco e nulla se non sul corto. 7
Defensive Line : la pressione su Manning ? Buona per tutta la partita, tranne che per l’ultimo drive vincente. Anche lui ha avuto tempo per lanciare ma come Brady non ha prodotto, almeno prima della fine, big play. 6,5
Linebacker : qui è stata soprattutto la fortuna a premiare NY. Due fumble causati da Jerod Mayo e Brandon Spikes sono tornati (termine che ricorre oggi…) tra le mani di chi quel pallone lo aveva perso. 6,5
Defensive Back : la maggiore paura per Belichick era proprio cercare di fermare il gioco aereo avversario, consapevole di una secondary non all’altezza. Invece più per ritrosia altrui non ci sono state brutte figure, ma solo una prova nel quarto periodo coerentemente modesta. 5
Special Team : un solo field goal per Stephen Gostkowski (29yds), gioco inesistente per i ritornatori, Welker in testa. 5
Coach : che dire di un genio ? Ha basato il suo attacco sui tight end che corrono tracce più che eseguire blocchi per il gioco di corsa, così con uno dei due non in salute non ha trovato armi alternative. Nella parte mediana però la gara aveva preso un trend importante, non ha colpe sull’ultimo drive tanto era nota la pochezza difensiva sul gioco aereo. 6

NEW YORK GIANTS
Eli Manning : partita composta, senza mai esagerare. Il TD per Cruz è un capolavoro, 30/40 per 296  yards, nessun intercetto perché non ha mai forzato, a differenza di Brady. Senza il drive vincente sarebbe stata una gara normale, invece si conferma come uno dei migliori clutch QB NFL e senza dubbio della storia.
Spike Lee sarebbe orgoglioso di lui. “Do the right thing” e difatti il suo volto è questo, talento puro senza le vette del fratello o di Aaron Rodgers o Drew Brees, ma oddio se la fa la cosa giusta…non conta solo questo ? Due Super Bowl da MVP con due drive finali, inattaccabile anche per il più spietato dei suoi nemici. 8
Running back : anche qui rushing game “by committee”. 109 yards tra Bradhsaw e Brandon Jacobs, con il primo a cadere suo malgrado col sedere a terra per il sorpasso decisivo. Sono stati i peggiori di tutta la lega in regular season e anche questo spiega il segno del destino, aiutato però da una prova solida. 6,5
Hakeem Nicks : avesse avuto un TD, magari alla fine, sarebbe stato eletto MVP. 109 yards su 10 ricezioni, presente per tutta la gara nonostante un passing game mai veramente decollato. 7
Victor Cruz : tutti coloro che guardavano la gara un po’ distrattamente (quindi la maggior parte in America…) volevano vedere la sua salsa dopo un TD alla pari del concerto di Madonna. Non è mancata, ma prima del folklore latino c’è stata una grande ricezione, da vero campione , esploso quest’anno e mai fermatosi fino in fondo al ballo finale. 7
Mario Manningham : Manning to Manningham, giocata decisiva. Insegnano a mettere bene i piedi a terra prima ancora di come si faccia a ricevere un pallone, qui se ne è avuta una grande prova, come Santonio Holmes per gli Steelers contro Arizona. 7,5
Offensive Line : con una linea così si può sviluppare qualsiasi gioco aereo si voglia ma Manning ha svolto diligentemente il game-plan prima di esplodere per il drive della vittoria. 7
Defensive Line : lasciano troppo spazio a Brady nel secondo e terzo quarto ma nel primo Justin Tuck gli fa forzare l’intentional grounding e Jason Pierre Paul lo disturba spesso e volentieri. 7
Linebacker : partita onesta contro un attacco strano e imprevedibile, poi parliamo dell’intercetto di Chase Blackburn, che fa “chase” di nome (ovvero inseguire, dare la caccia) e non a caso era downfield sulle orme di Gronkowski. 7
Defensive Back : gioco aereo avversario non troppo incisivo, ma se Welker avesse preso quel pallone avremmo parlato di un reparto che ha fallito, quindi bravi il giusto e fortunati come tutti gli altri Giants, vedasi i due fumble recuperati. 6
Special Team : ottima prova sia per il punter Steve Wheaterford, che ha costretto i Pats a partire all’interno delle 10 yards per 3 volte, sia per il kicker Lawrence Tynes, due field goal da 33 e 38 yards. 7,5
Coach : Tom Coughlin. La storia dell’anno. Era sul punto del licenziamento invece non solo ha portato i suoi a dei playoff insperati ma addirittura alla vittoria al Super Bowl. Ieri è stato premiato il suo approccio calmo e conservativo, che magari non ha fatto esaltare i tifosi ma che è stato saggio come la sua età induce a pensare. E’ il più anziano coach a vincere “on Super Sunday”. 8

L’America si è fermata a vedere questo Super Bowl fino alla fine incerto e Bradshaw ha cercato di farlo ma non ci è riuscito. Un TD di sedere “is one for the ages” come dicono loro, è qualcosa che resta scolpito nella mente non fosse altro perché originale.
Una cosa del genere non si era mai vista.
Già, proprio nel giorno in cui si era visto già tutto.

NFL: ‘Elite’ Manning guida i Giants al Super Bowl

Quattro anni fa fu galeotto un elmetto, nel singolo gioco più incredibile mai visto in un Superbowl; stavolta non è stato così rocambolesco, ma le analogie con quanto accadde il 3 febbraio 2008 a Glendale restano tantissime. Con un drive decisivo nel 4° quarto, Manning ha condotto ancora una volta i New York Giants al titolo con una rimonta entusiasmante che lancia definitivamente Eli nella élite dei quarterback NFL.

Le mani che non tradiscono…

Tornati in business sulla linea delle proprie 12 yards con 3:46 ancora da giocare, sotto 15-17 nel punteggio e con un solo timeout a disposizione, i Giants non potevano fare altro che affidarsi alle mani di colui che in stagione li aveva già portati a ben sei rimonte decisive nell’ultimo quarto o nei supplementari. Messo sotto pressione, Manning ha reagito come meglio non poteva fin dal primo gioco di quel drive, dando vita ad un clamoroso big play con un lancio millimetrico che ha permesso al wide receiver Mario Manningham una spettacolare ricezione a pochi centimetri dalla sideline.
Al di là delle 38 yards andate a referto (comunque buone per il gioco più lungo di tutta la partita), quella presa ha indirizzato in modo decisivo le sorti dell’incontro, e non solo perché ha portato subito New York sulle 50 yards, quindi sulla soglia del territorio di New England: con gli dei del football schierati ancora una volta in maglia bianca, quel gioco ha letteralmente mortificato la difesa dei Patriots, che da lì sarebbe stata incapace di fermare oltre il drive offensivo dei Giants.
La precisione chirurgica e il tempismo con cui Manning ha lanciato l’ovale nello spazio hanno dell’incredibile, così come stupefacente è stato il gioco di piedi di Manningham che è riuscito a sfiorare il terreno con entrambi gli scarpini prima di finire fuori dal campo, rendendo così vano il ruling on the field chiesto da Belichick (la cui chiamata è stata comunque sensata, visto quanto la ricezione era al limite).
Ma la combo Manning-Manningham non si è fermata a questo gioco sensazionale, riuscendo anzi a produrre ulteriori 18 yards nei tre lanci successivi (un incompleto, poi 16 yds conquistate con un passaggio corto sulla destra e altre 2 con uno short pass sulla sinistra). A quel punto la contesa si è trasformata in una sorta di partita a scacchi: già in raggio per il field goal che sarebbe bastato per la vittoria, New York cercava di avvicinarsi ulteriormente alla endzone pensando però soprattutto a mangiare secondi preziosi sul cronometro.
Messo alle strette, con i Giants in possesso a 6 yards dall’area di meta, Belichick ha allora ordinato alla sua difesa di aprirsi per lasciar passare la corsa di Bradshaw, il quale invero ha avuto anche la tentazione di andare a terra ad una yard dal touchdown ma che poi infine, quasi attratto da istinti superiori, è entrato in endzone fissando il punteggio sul 21-17 dopo la mancata conversione da 2 punti.

e quelle che hanno tremato

Se le mani di Elite Manning non hanno tradito, però, nel momento decisivo della partita lo hanno fatto quelle dei New England Patriots. Non tanto quelle di Brady, quanto piuttosto quelle dei suoi ricevitori.
La sfida tra Brady e Manning, che per la prima volta nella storia del prestigioso atto finale della stagione NFL vedeva di fronte due quarterback già eletti in passato MVP del Superbowl, è andata sì a favore dell’uomo di coach Coughlin, ma in modo meno netto di quanto le cifre lascino intendere (per Brady 27/41, 276 yards, 2TD, 1 INT e 2 sack, Manning 30/40 per 296 yards, 1 TD, 3 sack ma nessuna palla persa).
Il quarterback dei Giants è entrato in partita in modo perfetto, firmando 9 completi sui primi 9 lanci effettuati (record per l’inizio del Superbowl) con 77 yards guadagnate e il TD pass del 9-0 per Victor Cruz, peraltro lasciando il campo dopo la ricezione di Cruz quasi con l’aria di non aver fatto nulla di speciale, mostrando grande tranquillità e padronanza.
Poi però è entrato in campo il miglior Brady, che con due drive perfetti a cavallo dell’intervallo (15/15, 152 yards, 2TD) ha portato i suoi sul 17-9 iscrivendosi per ben due volte nel record book: in un solo gioco, infatti, il QB dei Patriots ha eguagliato Joe Montana per numero di lanci consecutivi completati al Superbowl (13) ed è diventato il quarterback con il maggior numero di yards lanciate nella partita delle partite (il record di lanci sarebbe poi arrivato a 16). Due nei macchiano però la sua prestazione. In primis l’intercetto, in cui in verità è stato bravo a sfuggire al sack in modo quasi miracoloso per poi uscire dalla tasca e cercare Gronkowski sul profondo: nell’occasione il tight end è apparso limitato dal pesante infortunio alla caviglia, non riuscendo a saltare con l’abituale esplosività e lasciandosi sopraffare dal linebacker Chase Blackburn.
Se la palla persa non ha portato a conseguenze in termini di punti, perché sul drive successivo New York è stata costretta al punt, lo ha fatto invece l’intentional grounding lanciato nel primo gioco offensivo della partita di New England. Pur con tempo a disposizione, in quel primo possesso Brady non è riuscito a trovare un ricevitore libero e si è liberato del pallone sulla pressione del defensive end Justin Tuck lanciandolo in una zona priva di maglie blu: peccato però che fosse nettamente con i piedi nella sua endzone, venendo così sanzionato con una giusta safety che ha portato in vantaggio New York per 2-0 (giocata cui i G-Men sono evidentemente avvezzi, se è vero che delle sei volte in cui si è verificata una safety nel Superbowl ben 3 sono state a favore dei Giants).
Pur con questi due errori, e la grande pressione apportata dalla difesa di New York, che ieri ha inflitto contatti violenti a Brady nel 32.6% (14/43) delle volte in cui ha cercato di lanciare, il quarterback dei Patriots aveva comunque orchestrato alla grande il drive che poteva essere decisivo per i suoi: in vantaggio 17-15 nell’ultima frazione di gioco, New England si è trovata a dover ripartire dalle proprie 8 yards per cercare di mettere a referto punti in grado di rendere più complesso il tentativo di rimonta dei Giants.
Una volta arrivato sulle 44 di New York, quindi in territorio avversario, Brady ha trovato sul profondo uno dei suo bersagli preferiti, Wes Welker, ma il wide receiver ha sbagliato una ricezione che aveva in mano e che avrebbe portato i suoi nella redzone. Sul lancio successivo invece è stato decisivo il cornerback Corey Webster, che ha difeso un passaggio su Branch che di nuovo sarebbe valso il primo down. Costretti al punt, i Patriots hanno consegnato la palla a Manning per il drive che avrebbe chiuso la gara sul definitivo 21-17.
Con un solo timeout a disposizione e appena 57 secondi da giocare, New England ha avuto comunque la chance di mettere in piedi la rimonta disperata: ma prima hanno di nuovo tremato le mani di uno dei giocatori più affidabili, Hernandez, che si è mangiato una ricezione comodissima, poi l’Hail Mary Pass di Brady in endzone è stato deviato dalla safety Kenny Phillips ma non è stato raccolto da Gronkowski, anche qui probabilmente limitato dalla caviglia infortunata.
Al di là dei se e dei ma, comunque, sarebbe drammaticamente ingiusto individuare capri espiatori nelle file dei Patriots: New York ha vinto con pieno merito, credendo di più nella vittoria ed eseguendo meglio nei momenti cruciali della partita. Nello stadio che ha visto le gesta gloriose del fratello maggiore Peyton, Eli ha conquistato la sua seconda affermazione nel Superbowl e il secondo titolo di MVP: da ieri, a casa Manning, il fratello che ha più anelli al dito non è Peyton. Se non è una notizia questa…

NOTE

Tom Coughlin, a 65 anni, è il capo allenatore più anziano di sempre ad aver vinto un Superbowl: quella di ieri è stata la sua seconda affermazione in carriera…
Le analogie tra il drive finale di Manning del Superbowl 2007 e questo del 2011 sono impressionanti: quattro anni fa lanciò 5/9 per 77 yards, 13.9 yds di passaggio per tentativo e un gioco sopra le 30 yds; ieri ha lanciato 5/6 per 76 yards, 13.8 yds di lancio per tentativo e un gioco sopra le 30 yds.

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