Alla vigilia di questo Super Bowl le copertine dei giornali erano già
pronte. In caso di vittoria dei Patriots si sarebbe gridato alla
rivincita e al proseguimento della gloriosa dinastia di Tom Brady e Bill
Belichick.
Invece ? Eccoci qua, i New England Patriots sono la più grande
squadra della propria generazione, invincibili con tutti ma non contro i
New York Giants. “Deja Blue”, titolano tra gli altri Sports Illustrated
e il giustamente gonfio di gioia New York Post.
E’ stato davvero un ritorno al passato. La delusione per Brady e
Belichick è doppia. È un incubo. Di nuovo al Super Bowl, di nuovo
sconfitti sempre e solo dai New York Giants.
Ma i corsi e i ricorsi storici
non finiscono qui. Dal Super Bowl XLII ritorna il drive vincente in
rimonta di Eli Manning e ritorna il big play miracoloso. Ieri la
ricezione col casco di David Tyree, oggi i due piedi appena dentro la
sideline di Mario Manningham.
E’ incredibile ma è proprio così. Il quarto titolo della storia dei
NY Giants nasce esattamente come quello precedente. Con qualcosa in più
da raccontare.
Eli Manning è MVP (in realtà lo fu anche quattro anni fa), porta a
casa il suo secondo anello e doppia quelli del suo fratellone più bravo e
più celebrato. E adesso come la mettiamo ? Eli è lì in alto tra i più
grandi QB della storia e che non si azzardi più nessuno a giudicarlo
solo un buon giocatore e non un leader.
Ieri notte ha completato passaggi difficili e coraggiosi e ancora una
volta il drive vincente è stato un capolavoro di come si vince una gara
nei momenti finali. Di più, ha vinto nello stadio “that Peyton built”,
in quell’ Indianapolis ora costretta a veder celebrare il Manning
sbagliato.
E’ stato un altro bellissimo Super Bowl, mai scontato e
particolarissimo. Le due squadre si eguagliavano e più o meno i
pronostici seguivano equamente o la sapienza di Brady e Belichick o
l’hot streak di questi Giants che sono stati costretti a vincere le due
ultime due gare di regular season per entrare nei playoff.
Hanno vinto contro la peggiore difesa stagionale (ci credereste mai
?), contro una squadra strana, forte in attacco ma con un gioco di corsa
non esaltante, come anche il passing game del resto, centrato tutto
sulle originali e geniali intuizioni del loro coach, come i due Tight
End interscambiabili primi target per Brady.
Un Super Bowl ancora una volta deciso “down the stretch” è sempre una
benedizione e grazie a chi anche quest’anno ci ha regalato una partita
di football combattuta e intensa.
Qualcuno lamenta la mancanza di esuberanza offensiva, soprattutto
nella parte mediana della gara. Vero, nonostante le difese non fossero
tra le migliori, anche quella dei Giants infatti ha rallentato dopo un
grande inizio, non si sono visti drive esaltanti.
Tensione della gara, certo, sciolta però nel finale. Dopo un avvio
difficile Tom Brady rimette in onda il suo show e i Patriots sono avanti
di due. Lancia per Wes Welker e questi incredibilmente lascia cadere il
pallone che poteva congelare definitivamente la gara.
No, devono tornare i Giants. Ed eccoci al nostro Deja Blue, all over
again. Ecco Eli che lancia sulla sideline per Manningham, magica
ricezione da 38 yards. Tutto il momentum per NY, che mangia il campo e
il tempo.
Basta solo un field goal per vincere e oramai praticamente allo
scadere. E’ qui che questo Super Bowl si distanzia dal suo precedente. E
diventa surreale.
A 1:04 dalla fine vediamo Ahmad Bradshaw correre dritto per dritto
verso la end zone ma non ostacolato dai difensori dei Patriots. Cade al
rallentatore oltre la goal line, cercandosi di fermare, ma di sedere per
terra finisce oltre e segna il sorpasso.
Roba da ridere, da rimanere a bocca aperta. Il big play più
incredibile della storia del Super Bowl, ma incredibile nel senso vero,
perché di sicuro è una giocata di grande impatto.
Alla fine NY vincerà proprio così, quasi senza volerlo, perché a Tom
Brady resta solo lanciare un Hail Mary Pass da centrocampo, ma il
miracolo non si compie.
Super Bowl verso New York City sponda Giants, ritratti di Eli Manning
e Tom Coughlin nella Hall of Fame accanto a quelli di Brady e
Belichick.
Lo spettatore a Canton ne trarrà le proprie conclusioni. Le uniche
vittorie e le uniche sconfitte di entrambi hanno le stesse facce, le
stesse magliette bianche per i Giants e blu per i Patriots.
La storia è questa, a meno che non cambi da qui a quel giorno, ma
questo si vedrà. Per adesso l’immagine è stampata e appesa al muro così
che tra Boston e New York ciò che fecero i Red Sox contro gli Yankees
nel 2004 resta un unicum.
La rivincita non è per il campo da football.
NEW ENGLAND PATRIOTS
Tom Brady : nemmeno Gisele lo può consolare. Parte
male, o meglio, non parte nemmeno, perché i Giants si mangiano il quasi
intero primo quarto e lui non ha troppe colpe per l’intentional
grounding che regala i primi 2 punti a NY. Nella parte mediana della
gara è il vecchio Tom Brady di sempre formato Super Bowl, con ben 16
passaggi completi consecutivi, record strappato al suo idolo Joe
Montana.
Ma qualcosa manca. Bellissimi i due TD pass, ma è un po’ impreciso
nel quarto periodo e il drop di Welker è anche colpa di un passaggio non
perfetto. Finisce con 27/41 per 276 yards, ma in una gara equilibrata i
Patriots commettono più errori e lui lancia un intercetto forzato sul
lungo raggio, unica eccezione ad una gara invero troppo metodica e
regolare. 6,5
Running back : un po’ Woodhead, tra l’altro
utilizzato più come ricevitore (difatti un TD aereo per lui), un po’
Green-Ellis non fanno un reparto completo, pecca da sempre dei Patriots.
4
Wes Welker : ne avrà presi mille in carriera di quei
palloni, anche così non facili ; il suo drop lascia a Manning lo spazio
necessario per orchestrare il drive vincente in salsa surreale, 7
ricezioni per 60 yards macchiati per sempre. 5
Deion Branch : anche lui “falls short”, quando più
conta. 3 ricezioni per 45 yards dicono pochissimo se non la scarsa
efficacia del gioco aereo dei Patriots sul medio-lungo raggio, tanto è
vero che il passaggio più lungo di Brady è stato nientemeno per la
comparsa Ochocinco, per sole 21 yards di guadagno. 4,5
Rob Gronkowski : partita nulla, alla fine quella caviglia mal messa è stata decisiva, anche per il salto sull’intercetto. 5
Aaron Hernandez : con Gronk a mezzo servizio è
toccato a lui il peso dell’attacco, 8 ricezioni per 67 yards, un TD per
un 17-9 che sembrava allungo quasi decisivo e un Hail Mary Pass quasi
catturato per il miracolo. Non gli si può chiedere troppo di più, se non
una maggiore attenzione, pure lui, nelle giocate da ultimo periodo. 6
Offensive Line : il paradosso è proprio questo, Brady ha avuto spesso tempo per lanciare ma ha combinato poco e nulla se non sul corto. 7
Defensive Line : la pressione su Manning ? Buona per
tutta la partita, tranne che per l’ultimo drive vincente. Anche lui ha
avuto tempo per lanciare ma come Brady non ha prodotto, almeno prima
della fine, big play. 6,5
Linebacker : qui è stata soprattutto la fortuna a
premiare NY. Due fumble causati da Jerod Mayo e Brandon Spikes sono
tornati (termine che ricorre oggi…) tra le mani di chi quel pallone lo
aveva perso. 6,5
Defensive Back : la maggiore paura per Belichick era
proprio cercare di fermare il gioco aereo avversario, consapevole di
una secondary non all’altezza. Invece più per ritrosia altrui non ci
sono state brutte figure, ma solo una prova nel quarto periodo
coerentemente modesta. 5
Special Team : un solo field goal per Stephen Gostkowski (29yds), gioco inesistente per i ritornatori, Welker in testa. 5
Coach : che dire di un genio ? Ha basato il suo
attacco sui tight end che corrono tracce più che eseguire blocchi per il
gioco di corsa, così con uno dei due non in salute non ha trovato armi
alternative. Nella parte mediana però la gara aveva preso un trend
importante, non ha colpe sull’ultimo drive tanto era nota la pochezza
difensiva sul gioco aereo. 6
NEW YORK GIANTS
Eli Manning : partita composta, senza mai esagerare.
Il TD per Cruz è un capolavoro, 30/40 per 296 yards, nessun intercetto
perché non ha mai forzato, a differenza di Brady. Senza il drive
vincente sarebbe stata una gara normale, invece si conferma come uno dei
migliori clutch QB NFL e senza dubbio della storia.
Spike Lee sarebbe orgoglioso di lui. “Do the right thing” e difatti
il suo volto è questo, talento puro senza le vette del fratello o di
Aaron Rodgers o Drew Brees, ma oddio se la fa la cosa giusta…non conta
solo questo ? Due Super Bowl da MVP con due drive finali, inattaccabile
anche per il più spietato dei suoi nemici. 8
Running back : anche qui rushing game “by
committee”. 109 yards tra Bradhsaw e Brandon Jacobs, con il primo a
cadere suo malgrado col sedere a terra per il sorpasso decisivo. Sono
stati i peggiori di tutta la lega in regular season e anche questo
spiega il segno del destino, aiutato però da una prova solida. 6,5
Hakeem Nicks : avesse avuto un TD, magari alla fine,
sarebbe stato eletto MVP. 109 yards su 10 ricezioni, presente per tutta
la gara nonostante un passing game mai veramente decollato. 7
Victor Cruz : tutti coloro che guardavano la gara un
po’ distrattamente (quindi la maggior parte in America…) volevano
vedere la sua salsa dopo un TD alla pari del concerto di Madonna. Non è
mancata, ma prima del folklore latino c’è stata una grande ricezione, da
vero campione , esploso quest’anno e mai fermatosi fino in fondo al
ballo finale. 7
Mario Manningham : Manning to Manningham, giocata
decisiva. Insegnano a mettere bene i piedi a terra prima ancora di come
si faccia a ricevere un pallone, qui se ne è avuta una grande prova,
come Santonio Holmes per gli Steelers contro Arizona. 7,5
Offensive Line : con una linea così si può
sviluppare qualsiasi gioco aereo si voglia ma Manning ha svolto
diligentemente il game-plan prima di esplodere per il drive della
vittoria. 7
Defensive Line : lasciano troppo spazio a Brady nel
secondo e terzo quarto ma nel primo Justin Tuck gli fa forzare
l’intentional grounding e Jason Pierre Paul lo disturba spesso e
volentieri. 7
Linebacker : partita onesta contro un attacco strano
e imprevedibile, poi parliamo dell’intercetto di Chase Blackburn, che
fa “chase” di nome (ovvero inseguire, dare la caccia) e non a caso era
downfield sulle orme di Gronkowski. 7
Defensive Back : gioco aereo avversario non troppo
incisivo, ma se Welker avesse preso quel pallone avremmo parlato di un
reparto che ha fallito, quindi bravi il giusto e fortunati come tutti
gli altri Giants, vedasi i due fumble recuperati. 6
Special Team : ottima prova sia per il punter Steve
Wheaterford, che ha costretto i Pats a partire all’interno delle 10
yards per 3 volte, sia per il kicker Lawrence Tynes, due field goal da
33 e 38 yards. 7,5
Coach : Tom Coughlin. La storia dell’anno. Era sul
punto del licenziamento invece non solo ha portato i suoi a dei playoff
insperati ma addirittura alla vittoria al Super Bowl. Ieri è stato
premiato il suo approccio calmo e conservativo, che magari non ha fatto
esaltare i tifosi ma che è stato saggio come la sua età induce a
pensare. E’ il più anziano coach a vincere “on Super Sunday”. 8
L’America si è fermata a vedere questo Super Bowl fino alla fine
incerto e Bradshaw ha cercato di farlo ma non ci è riuscito. Un TD di
sedere “is one for the ages” come dicono loro, è qualcosa che resta
scolpito nella mente non fosse altro perché originale.
Una cosa del genere non si era mai vista.
Già, proprio nel giorno in cui si era visto già tutto.