I rossoneri accelerano alla mezz'ora del primo tempo: lo svedese (15° gol in campionato) prima dipinge una punizione perfetta, poi di petto fa l'assist per il secondo gol. Il distacco dalla Juventus torna ad essere di un punto.
Il Milan è Zlatan Ibrahimovic. Una dipendenza dolce e dorata, nemmeno pericolosa, anzi. Mai una squadra, forse nemmeno l'Inter di Mourinho, è stata così dipendente dalle magie di Ibra. Che nonostante non abbia un vero bomber al fianco (Maxi Lopez trarrà molto beneficio dal giocargli accanto) si diverte a cambiarsi continuamente d'abito: un po' rifinitore, un po' fantasista, un po' centravanti. Il problema, per gli altri, stasera per il Cagliari, è che fa tutti questi ruoli in maniera divina.
La punizione con cui ha aperto la partita è più di una magia. Ma quello che ha fatto qualche minuto più tardi, dando di petto a Nocerino la palla del 2-0, è il vero manifesto di quello che è Ibra per questo Milan: una roccia a cui aggrapparsi. Ma anche dalla quale lanciarsi, senza paura, all'inseguimento della Juventus, tornata ad essere sopra solo di un punto.
Perché il bello di Ibrahimovic sono sì i gol e gli assist. Ma è soprattutto il coraggio che infonde. Solo al suo fianco uno come Nocerino può scatenarsi così, arrivando a quota 7 gol in campionato e cercando (e trovando!) gol come questi, di sinistro, di controbalzo. Quando il Milan l'ha prelevato per 500mila euro dal Palermo non pensava certo fossero compresi tanti gol.
Il gol di Ambrosini nel finale, servito da un finalmente buono Emanuelson ha dato l'ultima indicazione che Allegri voleva avere: l'olandese, schierato da interno destro - il ruolo tanto odiato dai centrocampisti rossoneri - si è mosso bene. Ambrosini, da vero capitano, ha dimostrato di poter rispondere sempre presente. E allora sì, Juve. Se questo è il Milan che ti aspetta, non ci sono da dormire sonni troppo tranquilli. Perché Ibra non ha intenzione di fermarsi.
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